CHIESA DI SAN GIUSEPPE                                                     

 

 

SanGiuseppe   
Via  Luigi di Savoia 1
72023 - MESAGNE

tel. 778258

 

 

La ridefinizione degli ambiti territoriali delle sette parrocchie di Mesagne, avvenuta in anni recenti, ha fatto sì che ricadesse nella cura della Parrocchia della Chiesa matrice anche la Chiesa di S. Giuseppe artigiano, presso la quale era eretta l’omonima parrocchia ora situata nella chiesa di S. Pio al quartiere “Seta”.
La chiesa sorse nel 1961 in un ampio locale di via Luigi di Savoia, e veniva comunemente indicata come “San Giuseppe alla Centrale” per la vicinanza con una centralina dell’Enel. La Chiesa fu eretta parrocchia nel 1965 e l’attuale edificio, recentissimo, ha preso il posto dell’originario stanzone. Una facciata in cemento armato con due ordini di nicchie a dividerla costituisce una delle recentissime testimonianze di architettura sacra nella Diocesi di Brindisi-Ostuni. Degni di nota gli affreschi che decorano le sopra citate nicchie.
 

Non è usuale che una chiesa, un luogo sacro, sorga su di un sito per mezzo secolo adibito a impianto industriale. La chiesa di San Giuseppe Artigiano in Mesagne, ora compresa nella parrocchia Tutti i Santi, ha proprio questo di originale: l’essere stata un felice esempio di riconversione. Da luogo dove si produceva energia elettrica per una società che si modernizzava, a fulcro generatore di energia spirituale per un popoloso quartiere contadino di Mesagne. La chiesa sorse in luogo di locali che, fino a metà del XX secolo, avevano ospitato le turbine in ghisa necessarie per la produzione di energia elettrica a vantaggio della città di Mesagne. La centrale, della Società Elettrica Mesagnese, assorbita il 1930 dalla Società Generale Pugliese di Elettricità, costituita in Napoli il 1912 dalla Società Tirrena di Elettricità, dalla Banca Commerciale Italiana, dalla Società per le Forze Idrauliche della Sila e dalla Società Adriatica di Elettricità, avviò la propria attività il 1913 e pare abbia avuto originariamente alimentazione a carbone. Da un documento [1] del 1952 si desume non fosse più in funzione. La zona in cui sorgeva la centrale elettrica era denominata degli “orti” ed era in parte paludosa. Antonio Profilo, descrivendo via della Posterla, e le altre ”Agnano, Duca Asparra, Ionima, Lucci, le piazzette Dopra e Riglietta, e il vico Marino” rileva che “sino al 1879 costituirono un fondo suburbano detto Pestergola”. Il termine, già ritenuto pertinente alla presenza dei mulini nell’area, è ricondotto dallo storico a indicativo di Porta Piccola [2]. Anselmo Cosimo Leopardi offre un’interpretazione diversa, sostenendo la derivazione del nome Pestergola dal greco “proastaia”, significante zona intorno alla città, o meglio suburbana, destinata alla coltivazione per il fabbisogno della popolazione urbana [3]. Da qui il significato di Pestergola come zona degli orti. Verso la fine degli anni ’50 del sec. XX l’incremento abitativo nella zona determinò l’esigenza di un adeguato luogo di culto; l’allora arciprete don Daniele Cavaliere ottenne dal comune di Mesagne la donazione di una parte dell’hangar che ospitava la centrale da destinare a usi cultuali. Furono i cittadini stessi a porsi all’opera rimuovendo le turbine a olio interrate nel pavimento poi rifatto come il soffitto. Il sito industriale si trasformava in luogo di culto identificato da un semplice altare e un crocefisso, bastevole comunque a soddisfare le esigenze spirituali degli abitanti del rione. Un contributo economico arrivò dal prefetto del tempo che in cambio volle la piccola chiesa con titolatura a san Giuseppe, cui era personalmente devoto, in luogo dell’altra a san Pietro scelta dai cittadini. La chiesa della “Centrale”, intitolata a San Giuseppe Artigiano, patrono dei lavoratori la cui festa ricorreva e ricorre il I maggio, fu aperta al culto il 18 marzo 1961, sotto l’egida di don Daniele Cavaliere, celebrante don Guglielmo Alfeo, già cappellano della chiesa del Cimitero. Col decreto arcivescovile dell’11 febbraio 1962 integrato con dichiarazione del 25 luglio 1962, fu elevata a parrocchia dall’arcivescovo Nicola Margiotta; con decreto del Presidente della Repubblica del 31 maggio 1963 seguì il riconoscimento civile. Fu don Damiano D’Adorante il primo responsabile della cura d’anime; seguita la sua rinuncia, il 10 ottobre 1965 fu investito dell’incarico don Angelo Galeone [4]. Con la costruzione della chiesa di San Pio da Pietrelcina, completata il 2000, si ebbe il conseguente spostamento della sede parrocchiale e la riduzione di San Giuseppe a rettoria. Dalla prima metà degli anni ’70 dello scorso secolo iniziarono lavori di rifacimento e ampliamento del luogo sacro con l’aiuto economico di privati cittadini e di vari enti pubblici. In corso d’opera, per le necessità di culto si utilizzò una casa privata, sita nel quartiere, adibita a centro di preghiera. I lavori di ampliamento terminarono nei primi anni ‘80 mentre la decorazione interna fu completata entro la fine del successivo decennio. I tecnici ingegner Luigi Giorgino e architetto Franco Cutrì contribuirono per i rifacimenti e gli ampliamenti architettonici. Le decorazioni interne furono eseguite dallo scultore Valeriano Tondo di Veglie e dal pittore decoratore Raffaele Murra di Mesagne La chiesa prospetta su piazzetta I Maggio (già piazzetta Dopra); la facciata è divisa in due ordini. In quello inferiore è il portale centrale d’ingresso, cui si accede per due comodi e larghi gradini, sormontato da un moderno protiro rettangolare, sostenuto da due mensoline sospese. Al di sopra, in una lunetta è la figura dipinta del Cristo, rappresentato in gesto d’accoglienza, a braccia aperte, su fondo oro. Due paraste, a destra e a sinistra del portale, scandiscono lo spazio della facciata; due angolari lo chiudono. Nelle due piccole nicchie fiancheggianti il portale sono i dipinti parietali aventi a soggetto i due apostoli Pietro e Paolo, realizzati da Raffaele Murra. Lo sfondo color oro li fa emergere in atteggiamento quasi ieratico. L’ordine superiore, separato da una cornice marcapiano, è scandito da una cuspide centrale con base concava al cui interno è un piccolo rosone di ferro battuto. Nella lunetta sottostante un prezioso mosaico dai colori molto vivi offre una rappresentazione de  La sacra famiglia. È posta in evidenza la figura di san Giuseppe, quasi pedagogo del piccolo Gesù, che ha con sé una piccola croce, preannuncio della sua passione; la Madonna accompagna la scena con sguardo amorevole. Ai lati sono due medaglioni con simboli cristologici; in  quello di sinistra sono le iniziali del committente don Angelo Galeone. La cuspide è sormontata da una croce anch’essa in ferro battuto. Agli angoli superiori, vi sono quattro campane, due per parte, entro due moderni campanili a vela che si affacciano tra paraste sporgenti. Una cornice in pietra corona il perimetro superiore. La parete nord laterale è scandita da sei paraste sormontate da coppie di finestre. Al centro è una porta secondaria d’ingresso.
L’interno si presenta ad aula unica, divisa in sei campate separate da paraste. Ogni campata presenta una coppia di finestre; sulle belle vetrate sono rappresentati simboli eucaristici, degli evangelisti e della Passione. La volta è definita con figure angeliche dai colori tenui e leggeri. Tra di esse è rappresentato il "Trionfo di San Giuseppe" (R. Murra1990). La controfacciata è sovrastata da una cantoria in muratura. Sulla sua balaustra, scandita da semipilastrini, vi sono scene di vita giuseppina, dipinte a tecnica mista. Una tela che rappresenta 
San Giuseppe con il Bambino ( Cav. Piccinno, Brindisi) e due tondi aventi a soggetto gli apostoli Pietro e Giovanni (Artigiani Todisco), decorano gli spazi murali della parete dietro la cantoria.
Lungo le pareti laterali, nicchie poco profonde contengono bassorilievi che rappresentano le varie stazioni della
Via Crucis. Il soffitto del presbiterio è decorato da un' altra pittura parietale, sempre di Raffaele Murra, che rappresenta Lo Spirito Santo. Un moderno altare in pietra è posto nella zona absidale. Alle sue spalle un tabernacolo di bronzo emerge dalla parete quasi come un vortice avvolgente un fulcro su cui sono scolpiti i simboli della Passione. Il tabernacolo è sovrastato dalla bronzea alta figura di Cristo, che si libera, verso l’alto, dalle reti e dalle catene della morte. Entrambe le opere sono di Valeriano Tondo (Veglie).  Gli spazi della parete absidale sono definiti lateralmente da paraste. Sulla parete destra del presbiterio è presente un' opera pittorica che rappresenta il Beato Bartolo Longo che accoglie sotto il suo manto dei bambini, opera di Aniello Crispo, da Cicciano (NA). Sulla parete destra della navata sono due opere pittoriche che rappresentano rispettivamente  San Sebastiano e San Michele Arcangelo. Il primo è protettore dei Vigili Urbani, al secondo invece si rivolge la preghiera del Corpo di Polizia dello Stato. Il San Sebastiano è di Gino Radaelli, il San Michele Arcangelo di Remo Rega.  Le opere presentano entrambe un colorismo puro, freddo, dai toni molto vividi, quasi a sottolinearne la forza e la pienezza del già richiamato patronato proprio dei due santi. Le opere  sono state donate alla chiesa di San Giuseppe in quanto  il rev. don Angelo Galeone è cappellano di ambedue i Corpi di polizia. Sulla parete di sinistra della navata  è il dipinto della Virgo Fidelis, opera evocativa, coinvolgente, tanto surreale quanto simbolica, nell'uso dei colori, della figura della Vergine  cui si affida il corpo dei Carabinieri. L'opera è firmata da Gloria Vernengo. 
In un moderno ambiente, adiacente alla parete laterale sinistra, è posta la cappella per l’adorazione del Santissimo Sacramento; qui sono bassorilievi in bronzo opera del benedettino padre Serafino da Benevento. Sono da porre in evidenza  sia il paliotto dell'altare dove è rappresentata l'Ultima Cena, esaltata dagli accenti chiaro-scurali delle forme, che le Croci affisse sulla parete destra della Cappella, simboli del sacrificio di Cristo per l’umanità.

Notevole la festa che si tiene in onore di san Giuseppe a Mesagne; fin dalla fondazione della parrocchia, ha animato le tiepide serate primaverili d’inizio maggio. Per essa si riunivano i vari comitati di quartiere con grande senso di partecipazione e condivisione; la tria, in uno con la cuccagna,  costituiva il fulcro dei festeggiamenti, in cui rito religioso e spiritualità contadina si fondevano con l’antico senso di solidarietà e di vita in comunione. Don Angelo Galeone è sempre stato il custode di questa tradizione e preziosa guida spirituale per gli abitanti della Pestergola. A lui si deve l’impegno per il ritorno, il 2010, nel quartiere di questo rito, per circa un decennio trasferito al quartiere Seta, molto sentito dai suoi abitanti e fondato su remote precedenze; il culto per san Giuseppe è attestato da tre dedicazioni di edifici cultuali in Mesagne e si era esplicitato con le celebrazioni del 19 marzo scandite da luminarie, fuochi d’artificio e grandi falò, accesi in più punti della città.
La chiesa, ora non più sede parrocchiale, è importante punto di riferimento per gli emigrati mesagnesi, in occasione del loro ritorno, oltre che per gli immigrati e i non cattolici.

Testo di Carmela Gentile

Ringrazio il rev. don Angelo Galeone per le informazioni fornitemi e l’aiuto prestatomi nella ricerca
[1] Archivio Storico del comune di Mesagne, Registro delle Determinazioni Originali, 1952.
[2]
A. ProfiloVie, Piazze, Vichi e Corti di Mesagne, Ostuni: Tip. E. G. Tamborrino, 1894 (Ristampa anastatica con introduzione, appendice, indici e tavole di Domenico Urgesi, Fasano: Schena, [1993]), pp.230-1. 
[3]
A. C. LeopardiMesagne: città dalle cinquanta chiese
, Bari: Tip. Mare, 1982, pp. 86-.
[4] Cartella San Giuseppe Artigiano in Fondo Amministrazione, Archivio Storico Diocesano, Brindisi. 

 


The church was built in 1961 in a large room of Via Luigi di Savoia, and was commonly referred to as "Saint Joseph Central" for its proximity to an electricity unit. The parish church was erected in 1965 and the current building, very recent, has taken the place of the original big room. A facade of reinforced concrete with two niches orders divide is one of the very recent examples of religious architecture in the Diocese of Brindisi-Ostuni. Noteworthy frescoes decorating the above mentioned niches.

L'église a été construite en 1961 dans une grande salle de Via Luigi di Savoia, et a été communément appelé "Saint Joseph Central" pour sa proximité avec une unité d'électricité. L'église paroissiale a été construite en 1965 et le bâtiment actuel, très récente, a pris la place de la grande salle d'origine. Une façade en béton armé avec deux niches commandes fracture est l'un des très récents exemples d'architecture religieuse du diocèse de Brindisi-Ostuni. Fresques remarquables qui ornent les niches mentionnées ci-dessus.

 

LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE ED AMPLIAMENTO DELLA CHIESA DI SAN GIUSEPPE ARTIGIANO

Quando nel 1965 l’immobile del vecchio capannone della Centrale Elettrica fu affidato a don Angelo Galeone, esso si presentava fatiscente e, secondo le parole dell’Arciprete Daniele Cavaliere, «in stato di abbandono indescrivibile».

Essa presentava il suo ingresso principale su via Luigi di Savoia (prospetto nord). Attraverso un cancello si entrava in cortiletto scoperto, dove si apriva il portone principale dell’ingresso nella chiesa. Sulla stessa via si affacciavano cinque finestroni, quattro appartenenti alla chiesa ed uno al locale multiuso di Piazza Dopra con il quale essa continuava (prospetto est).

Nei primi anni ‘80 (1982-1983) l’edificio presentava gravi problemi strutturali. Necessitavano lavori per la sostituzione dell’antica copertura e per la impermeabilizzazione della stessa. Dopo ripetute sollecitazioni, la Regione Puglia incaricava il Genio Civile per gli interventi sulla chiesa, e più precisamente, del rifacimento del solaio fino al cortiletto d’ingresso e al locale multiuso.

Nel 1986, terminati gli interventi del Genio Civile, ebbero inizio i lavori di ampliamento e di completamento della chiesa. Il progetto dell’Ing. Luigi Giorgino prevedeva la demolizione della zona antistante la chiesa (il locale multiuso, l’ufficio del parroco e il cortiletto) e la sostituzione del solaio che, unito a quello costruito dal Genio Civile, faceva nascere la chiesa attuale. Nella stessa occasione furono sostituiti i grandi finestroni con le attuali finestrelle sulla via Luigi di Savoia e fu completato il prospetto principale sulla Piazza Dopra, disegnato dallo scultore Valeriano Tondo, e realizzato con opere di cemento armato.

Furono edificati i locali della sagrestia e aggiunte le stanze adiacenti adibite come ufficio del parroco e come piccola cappella. Questi ultimi lavori ritardarono poiché fu necessario attendere, purtroppo vanamente, il consenso dell’Enel alla cessione dei locali adiacenti che si affacciano su Piazza Dopra per il definitivo ampliamento della chiesa.

A causa dei lavori in corso, la chiesa fu chiusa al culto per molti anni e le funzioni furono spostate nei rifugi di fortuna: un garage, una casa, un giardino, oltre ai nascenti locali del quartiere Seta.

Nel 1990 i lavori avevano termine e la chiesa fu riaperta al culto il 21 ottobre 1990, quando l’Arcivescovo Settimio Todisco celebrava la «dedicazione» della Chiesa di San Giuseppe Artigiano, chiudendo un cammino faticoso ma esaltante durato trent’anni.